Senza stare a fare troppo i sofistici, diciamo che volgarmente quando parliamo di font intendiamo il tipo di carattere che utilizziamo per un determinato testo.

Esistono diverse categorie di font, ma le principali sono due:

  • SERIF: caratteristica fondamentale di questi font è la presenza delle “grazie”, ossia di allungamenti alle estremità delle lettere che rendono il carattere più aggraziato.
    Per citarne qualcuno, fanno parte di questa categoria, tra i classici: Times New Roman, Garamond, Bodoni; tra i font moderni: Cinzel e Quattrocento
  • SANS SERIF: i font di questa categoria non hanno le cosiddette grazie e vengono chiamati anche bastoni. Hanno linee dritte e pulite. Tra tutti cito alcuni font molto di moda in questo momento come: Montserrat, Lato, Quicksand, Muli

Particolarmente amati sono poi i font che imitano la scrittura manuale (SCRIPT e HANDWRITING). Di questo tipo di font esistono tantissime varianti.
I miei preferiti? Cookie, Beloved Script, Black Forest, Sofia e ovviamente Brayden Script (il font del mio logo).

 

Sia in stampa che sul web la questione font va affrontata con cognizione di causa.

Cioè?

IN STAMPA alcuni font potrebbero essere reinterpretati e quindi sostituiti con un’altra tipologia di carattere. Perché succede? Quando noi scriviamo un testo all’interno del nostro file grafico richiamiamo quel determinato font che è stato installato sul nostro computer. E se la tipografia che stampa la mia brochure, i miei inviti non ha installato lo stesso font? Allora quella scritta potrebbe essere “tradotta” con un altro font oppure addirittura con quei bruttissimi quadratini tutti uguali, proprio come se il file e la macchina che lo sta stampando parlassero lingue diverse. La cosa non è affatto simpatica direi.

Per evitare che si verifichi questo problema, il più delle volte tra le caratteristiche del file da stampare troviamo menzionato il fatto che i font siano trasformati in tracciati. Cosa significa? In pratica viene chiesto che ogni singolo carattere che compone il nostro testo diventi un oggetto a sé stante, indipendente dal font che si trova sul nostro computer appunto, e venga trattato come un’immagine.
I programmi di grafica professionali (tutti quelli del pacchetto Adobe per intenderci: Indesign, Photoshop e Illustrator) ci danno questa possibilità. Le diciture del comando possono essere: crea profili, converti in forma, crea contorno.
Se utilizzi Canva, nel momento in cui crei un file per la stampa, i font vengono automaticamente trasformati in tracciati (leggi il post del 21 ottobre su come impostare un file di stampa con Canva.com)

 

La stessa cosa può succedere sul WEB, infatti non tutti i font sono interpretabili in maniera corretta. Occorre perciò fare attenzione alla scelta che facciamo e sopratutto occorre avere un po’ di dimestichezza con i fogli stile css per poter incorporare e quindi visualizzare correttamente sul sito il font che abbiamo scelto (e ricordiamoci che non tutti si possono usare!).

Se scegliamo un google font ad esempio, una volta che abbiamo deciso di utilizzare un particolare font, ci vengono forniti anche le stringhe da inserire sul nostro sito.
In particolare ci vengono indicati:

  1. sotto la dicitura “Embed Font” la stringa di codice da copiare nel <head> del sito
  2. sotto la dicitura “Specify in CSS”, la specifica font da inserire nel nostro foglio di stile.

Maschera Google Font

Alla prossima!

Firma Tatiana di La Grafica Leggera